LA MATERIA OSCURA
Al centro del sistema filosofico di Emanuele Severino c’è l’idea che tutto è eterno, non solo ogni uomo e
ogni cosa, ma anche ogni momento di vita, ogni sentimento, ogni aspetto della realtà, e che quindi niente
scompare, niente.
Il progetto "La materia oscura" declina questo concetto attraverso il ritratto, inteso come tentativo di rendere
eterno il soggetto rappresentato mediante l’opera. Grazie alla tecnica (téchne) del ritratto, la tela o la pietra
divengono “persona” nel momento in cui si tenta di cambiarne la forma e, in definitiva, la natura. Il ritratto,
comune ai più diversi periodi dell’arte occidentale, è un potente strumento concepito per contrastare la paura
verso la massima espressione del “divenir altro”: la morte.
Nei busti degli imperatori romani, la minuziosa tecnica scultorea immortala nella pietra la grandezza e la potenza
del soggetto ritratto, fin nei suoi più minuziosi dettagli fisici e psicologici. Il ritratto è il tentativo di rendere
eterno non solo il soggetto rappresentato, ma anche l’intero sistema culturale, politico e valoriale al quale
la persona ritratta faceva riferimento. Non a caso, nella storia antica come nel presente, la distruzione dei
simboli del patrimonio artistico di una civiltà ai danni di un’altra ha sempre avuto lo scopo di gettare nel nulla
quello che, per contro, si voleva rappresentasse l’eterno. La distruzione dei giganteschi Buddha di Bamiyan
in Afghanistan, lo scempio del Sito di Palmira, l’attacco alle due torri di New York, altro non sono che folli
tragedie, accomunate dal fermo intento di cancellare per sempre l’altro da sé e comunicarlo al mondo intero
nel modo più spettacolare possibile, sancendone così la verità del suo annullamento. Ma questa follia, antica
e tragicamente attuale, ha lo stesso, identico vizio di fondo dell’altrettanto folle tentativo di segno opposto:
quello di raggiungere l’eterno attraverso l’arte, la téchne appunto. Creazione e distruzione non sono che le
due facce della stessa moneta e l’atto del distruggere il più forte riconoscimento dell’esistenza di ciò che si
voleva venisse cancellato per sempre.
A ben vedere, tutta l’arte dell’ultimo secolo, altro non è che il sistematico tentativo di distruzione della forma
se non, addirittura, dell’arte stessa, fino alle più estreme conseguenze, come quel “creare nell’atto di distruggere”
sintetizzato dal gesto del taglio della tela di Lucio Fontana.
Il progetto "La materia oscura" riprende quel gesto e lo applica in chiave sociale, politica e culturale al mondo
contemporaneo, sempre più in bilico tra desiderio di potenza e paura dell’estinzione.
Le sculture fatte esplodere dall’artista nel suo studio e ritratte nel preciso momento della loro distruzione,
rievocano i tragici episodi della cronaca recente, tuttavia quelle stesse opere non scompaiono, non vanno nel
nulla, ma al contrario riaffermano la loro presenza, la loro stessa essenza.