EXTERNAL LANDSCAPE
2010-21
L’installazione video/sonora External Landscape riprende un gesto molto semplice,
compiuto innumerevoli volte: attraversare il paesaggio, a piedi, esplorando lo
spazio con il corpo, la mente e la videocamera, inconsapevole, che in tutte quelle
volte, io stesso ero “paesaggio”.
La mostra affronta il tema della salvaguardia del fragile ecosistema del pianeta.
La mostra si articola in diversi spazi e momenti: all’esterno del Museo si prevede
un’installazione di due blocchi di ghiaccio che lentamente, ma inesorabilmente si
sciolgono e scompaiono.
All’interno il visitatore sarà accolto da un’installazione sonora immersiva intitolata
“Requiem per un ghiacciaio” nella quale una serie di tracce audio si susseguono
in modo circolare all’interno dello spazio. Le tracce sono registrazioni raccolte
da alcuni scienziati tedeschi nel corso di una spedizione in Antartide nel 2009.
Nel corso della missione i ricercatori registrarono i suoni prodotti dallo scioglimento
dei ghiacci: scricchiolii, boati improvvisi e, a volte, delle specie di “lamenti
animali”, come li ha definiti uno degli scienziati, che rappresentano quasi un grido
di aiuto da un luogo remoto, ma vitale per l’intero ecosistema del pianeta. Sul
pavimento della chiesa si trova una fedele riproduzione della lapide per la
morte del ghiacciao Islandedse Okjökull, si tratta del primo monumento al mondo
in ricordo di un ghiacciaio, che fu collocata sul vulcono Ok nel 2019 dal geologo
islandese Oddur Sigurðsson.
Al centro della sala si trova un libro d’artista col racconto per immagini
dell’intero progetto. Il libro è consultabile da una sola persona per volta.
Mentre sfoglia il libro, il visitatore viene avvolto da una serie di suoni ambientali
registrati dall’artista in Islanda, le immagini si fondono con i suoni grazie al “Lampadario
del suono”, un’installazione audio che permette di creare sorgenti sonore
virtuali che si muovono nello spazio sopra l’ascoltatore.
Il vero cuore del progetto si trova nell’ambiente successivo, la Sala Bianca,
uno spazio immersivo in cui una proiezione a 360 gradi è accompagnata da
un sistema di ultima generazione per la spazializzazione del suono denominato
Wave Field Syntesis. Sulle pareti viene proiettato in loop il paesaggio islandese,
un uomo attraversa il paesaggio passando da uno scenario all’altro, in senso
circolare, una riproduzione virtuale del viaggio che l’artista ha compiuto nel 2010
circumnavigando l’intera isola in senso orario.
Al centro della sala, un monitor proietta i passi dell’uomo, in una sorta di avvicinamento
e ribaltamento improvviso del punto di vista: l’uomo e il paesaggio non
sono unità indistinte e separate, ma un unicum.
“Uomo e Natura”, un rapporto ancestrale che nella storia, soprattutto quella
recente, è stato dicotomico, a volte antitetico, ma l’auspicio è che si ritrovi, finalmente,
un orizzonte comune, una linea ideale sulla quale si riesca a ritrovare una
coesistenza armonica. Ciò che accade al paesaggio coinvolge, inevitabilmente,
anche chi lo attraversa.
|