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La fabbrica della felicità
2009
Wall units, monitors, video loops, sound trap, chocolate cream, vibrator, bulb, environmental measures

The site-specific installation was created for the exhibition Gug'Art 2009, set up inside the chocolate factory of Guido Gobino (Torino).
From the formal point of view, the installation is presented as the conceptual breakdown of the conventional domestic spaces: the kitchen, place full of important symbolic meanings and privileged space where assimilate the "prey" of everyday gestures of mass consumerism. As a barrier between outside and inside, between public and private space, the kitchen is also the site of metabolism of important places related to the common collective psychology. The installation takes into account three, all linked to chocolate and its compulsive consumption:
- The guilt and the fear of getting fat
- The chocolate as invalidating the limits of the erotic
- The real or alleged anti-depressant qualities of chocolate and its consumption as an unlikely medical self-care.
The viewer is invited to "enter" in the installation and to violate the secret opening cupboards: only in the space of this interaction is closed and the work is completed.

L'istallazione site-specific è stata realizzata per la mostra Gug'Art 2009, allestita all'interno della fabbrica del cioccolato di Guido Gobino (Tornino).
Dal punto di vista formale, l’istallazione si presenta come la scomposizione concettuale dello spazio domestico per eccellenza: la cucina, luogo intriso di importanti significati simbolici e spazio privilegiato dover assimilare le “prede” dei quotidiani gesti del consumismo di massa. Come diaframma tra esterno e interno, tra spazio pubblico e spazio privato, la cucina è anche il luogo di metabolizzazione di importanti luoghi comuni legati alla psicologia collettiva. L’istallazione ne prende in considerazione tre, tutti legati al cioccolato e al suo consumo compulsivo:
- il senso di colpa e la paura di ingrassare
- il cioccolato come vizio ai limiti dell’erotico
- le vere o presunte qualità antidepressive del cioccolato e il suo consumo come improbabile autoterapia medica.
Lo spettatore è invitato a “entrare” nell’istallazione e a violarne il segreto aprendo i pensili : solo nello spazio di questa interazione il lavoro si chiude e si completa.

 

 

La fabbrica della felicità, 2009, still da video